di Elisabetta De Bevilaqua
Fu per permettere al fratello disabile di vivere in un ambiente sano e terapeutico, che l’orticoltore inglese Robert Hart alla metà degli anni 60 acquistò un paio di acri di terra nella contea inglese dello Shropshire al confine col Galles. Ma in breve tempo si rese conto che nessuno dei due avrebbe avuto le forze per gestire l’intenso lavoro che le coltivazioni annuali richiedevano.
Rivolse allora la sua attenzione allo studio di altri modelli di agricoltura, in particolare agli “home gardens” indiani. Hart osservò che nello stato del Kerala vi erano centinaia di migliaia di “forest garden” di piccole dimensioni, mediamente di 0,8 ettari, che davano sussistenza e reddito alle milioni di persone che vivevano nella regione. In ognuno di questi piccoli appezzamenti trovavano spazio innumerevoli piante arboree arbustive e rampicanti, numerose erbacee perenni o in grado di autoseminarsi e bestiame di piccola taglia. Con poco o nessun apporto esterno, ognuno di questi piccoli orti boschivi permetteva di coprire la maggior parte delle esigenze alimentari di una famiglia, oltre a dare erbe medicinali, foraggio per gli animali, legname per costruzione, biomassa per i micro-digestori e fibre per l’artigianato.
Negli anni successivi, Robert Hart e il fratello cominciarono a trasformare la loro proprietà in quello che si reputa il primo “forest garden” conosciuto in clima temperato, e anche dopo la sua scomparsa nel 2000, il suo giardino di Wenlock Edge rimane a dimostrazione che i principi agro-forestali praticati per secoli nei climi caldi possono essere adattati con successo anche ai nostri climi.
Ma come realizzare un forest garden efficiente? Citando l’introduzione di Dave Jacke al suo “Edible Forest Garden” creare un orto boschivo è l’arte e la scienza di mettere specie diverse di piante in un benefico rapporto mutualistico tra loro, creando un ecosistema che sia più della somma delle sue parti. Infatti quando noi imitiamo il modo in cui agisce la natura, possiamo arrivare a ridurre i nostri interventi a qualche sfalcio e potatura, occasionali rimozioni delle erbacce e minimi interventi di difesa dalle fitopatie.
Basandosi sull’osservazione delle foreste naturali, Hart divise il “forest garden” in 7 strati o livelli.
Lo strato degli alberi alti include piante oltre i 9 metri da frutta (noce, melo e ciliegio franchi o su portainnesi vigorosi), da legname e piante azotofissatrici (robinia, ontano).
Lo strato dei piccoli alberi include piante tra i 3 e i 9 metri per la maggior parte frutta (pruno, pesco, albicocco, melo, pero, ciliegio, melograno, nespolo, cotogno, cachi, fico, sambuco, corniolo, mandorlo, ligustro, corbezzolo, bosso, salice).
Lo strato degli arbusti Include piante legnose alte fino a 3 metri da frutta e azoto fissatrici (ribes, uva spina, lampone, olivello spinoso, mora di rovo, goji, goumi, aronia, josta).
continua